Posts Tagged ‘degustazione

09
Nov
13

degustazioni – Bas armagnac Dartigalongue hors d’age

Dartigalongue è un’antica Casa di commercio e distillazione di armagnac, operante a Nogaro dal 1838. L’azienda distilla alcool di vino anche per l’esportazione, e assembla e invecchia armagnac in proprio.

Gli armagnac sono distillati per il 75% a colonna e per il 25% con alambicco charentais, e invecchiano in botti usate (quercia limousin e guascone), in cui si versano 5 kg di trucioli di legno, perciò questi spiriti risentono del trattamento. Tutti sono ridotti a 40°. L’azienda commercia prevalentemente armagnac giovane, ed acquista millesimati da altri produttori.

Bas armagnac Hors d'age - maison Dartigalongue - Nogaro

Bas armagnac Hors d’age – maison Dartigalongue – Nogaro

Denominazione: Bas Armagnac Hors d’Age

Produttore: Dartigalongue – Nogaro (Bas-Armagnac)

Tipo di produttore: négociant – distillatore

Cru: Bas Armagnac

Qualità: Hors d’age

Gradazione: 40°      

Invecchiamento: > 8 anni

Vitigni: Ugni blanc, Baco, Colombard, Folle Blanche

Prezzo: € 35-40 circa (2013)

Importatore: Sagna – Moncalieri

Note gustative: colore dorato; aroma intensamente vinoso con robuste note di legno (abbondante maquillage?) , alquanto alcolico; gusto fiero, mediamente alcolico, corpo pieno ma non ricco, vinoso e tannico, con note balsamiche e fungose; retrogusto debolmente persistente; equilibrio: buono.

La potenza aromatica ed il corpo robusto ne fanno un bas armagnac tipico, per quanto commerciale. Distillato giovane, ruvido ma piacevole, con vigoroso carattere, indicato per chi si avvicina per la prima volta alla scoperta dell’armagnac.

Scheda di degustazione

Aroma                                      

  1. 1.  Fruttato / vinosità: 4
  2. 2.  Aroma di legno (quercia): 5
  3. 3.  Alcolicità: 2               (1=prevalente)    (6=minima)

 

Gusto

  1. 1.  Astringenza: 3          (1=prevalente)   (6=minima)
  2. 2.  Dolcezza: 3
  3. 3.  Rancio: 1
  4. 4.  Ricchezza: 2
  5. 5.  Corpo (pienezza): 3

Retrogusto (lunghezza): 2

Equilibrio aroma/gusto: 4

Giudizio complessivo                        29 / 60

Voti: 1= assente 2= scarso 3= mediocre 4= buono 5= molto buono 6= ottimo

06
Gen
13

Come si beve il cognac – sintesi

La tecnica di degustazione elementare del cognac (o di un brandy) richiede:

  • Un bicchiere a tulipano o da sherry
  • Il servizio corretto
  • Il tempo necessario all’ossigenazione
  • Il tempo della degustazione

Qui sotto trovate un riepilogo della tecnica di degustazione per chi vuole fare un’analisi accurata del proprio cognac:  potrete arricchirla con un diagramma sensoriale, come per le degustazioni del vino, ma ha poco senso, i criteri fondamentali di valutazione sono già stati indicati nella pagina estesa.

Per berlo invece in semplicità e goderne tutte le caratteristiche di pregio, è bene seguire comunque le due fasi del naso, e sorseggiare con calma trattenendo in bocca per alcuni secondi piccole quantità di distillato. Il tempo che concederete al vostro cognac vi sarà restituito sotto forma di piacere.

Vecchia bottiglia di cognac con bicchiere a ballon (non usatelo) – maison Thomas Hine & C.

SINTESI

IL BICCHIERE

È sconsigliabile impiegare il bicchiere a ballon. Se l’avete, gettatelo nel cassone del vetro da riciclare.

IL SERVIZIO

Posare il bicchiere sul tavolo (mai riscaldarlo prima), versarvi due gocce di cognac, ruotare il liquido e  gettare il contenuto. Dopodiché versare la quantità desiderata (3-5 cl), e portare immediatamente il bicchiere a breve distanza dal naso. Temperatura di servizio 18-22°C

L’OSSIGENAZIONE

Un cognac per rivelarsi ha bisogno di un po’ di tempo: il contatto con l’ossigeno aiuta a sviluppare i suoi aromi. Indicativamente, quanto più il cognac è invecchiato, tanto più necessita di riposo prima di essere assaggiato: come regola, almeno la metà in minuti degli anni di invecchiamento. Si può fare tenendo il bicchiere nel palmo della mano (consigliato) e intanto cogliendo i sottili aromi che il cognac sprigiona, o (peggio) lasciandolo sul tavolo, coprendo magari la bocca del bicchiere con un piattino o un cartoncino.

Vecchia bottiglia di cognac Remy Martin con la carta dei crus in etichetta.

Vecchia bottiglia di cognac Remy Martin con la carta dei crus in etichetta.

LA DEGUSTAZIONE  –  FASI

  • PRIMO NASO: è l’aroma volatile che si libera appena versato il cognac, coglietelo tenendo il bicchiere a poca distanza dal naso: spesso rivela già la personalità del distillato che degustiamo. Non si può ripetere se non versando un nuovo bicchiere.
  • SECONDO NASO: è il liberarsi dei vapori meno volatili del cognac; si amplia col riscaldamento, con la rotazione delicata del bicchiere, e con l’ossigenazione. Si gode per tutto il tempo della degustazione, e permette di scoprire tutte le “tinte” del distillato, spesso in continua evoluzione.
  • PRIMO ASSAGGIO: si inizia con una quantità minima portata sulla lingua, che rivela i vari aspetti della struttura del cognac, alcolicità, dolcezza, astringenza, corpo e ricchezza, e l’età se siete esperti.
  • PRIMO RETROGUSTO: inghiottendo le prime gocce si avverte l’aroma retronasale e la prima impressione del retrogusto.
  • SECONDO ASSAGGIO: una maggiore quantità, sempre piccola, fatta ruotare in bocca e aspirando un po’ d’aria permette di cogliere tutti gli aromi, il corpo e la struttura del cognac che state degustando: ne capirete pregi e difetti. Valutate la corrispondenza degli aromi con quelli del naso.
  • RETROGUSTO: la deglutizione permette di scoprire gli aromi retronasali e di avvertire l’impressione del retrogusto e la sua persistenza. Se il cognac è vecchio deve prolungare la sensazione per almeno alcuni minuti.
  • EQUILIBRIO: le sensazioni nasali e del palato devono trovare corrispondenza. Un buon cognac è equilibrato e armonico in tutte le sue fasi. Diffidate di distillati troppo dolci o troppo legnosi.
  • BICCHIERE VUOTO: un buon cognac lascia nel bicchiere la sua traccia aromatica anche il mattino dopo la degustazione. Se è di grande età questi aromi persistono anche per alcuni giorni. Provate, e…

  PROSIT !

 

© 2013 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

24
Dic
12

Come si degusta il cognac

Questo (ʽalla russa’) non è il modo di bere il cognac.

Prendete il bicchiere nella mano,

scaldatelo, ruotatelo dolcemente per liberare gli aromi.

Poi portatelo al naso, e odorate.

Infine, mio caro signore, appoggiate il bicchiere sul tavolo e…

 cominciamo a parlarne.

(Talleyrand)

 

Sembrerà strano, ma molta gente non sa come si degusta il cognac. Non è un’arte difficile, ma richiede qualche accorgimento, e  soprattutto un po’ di tempo e di attenzione.

Il cognac non è un liquore che si inghiotte velocemente, né tantomeno che si beve in quantità. Nel nostro bicchiere avremo di solito un liquido invecchiato almeno 4 anni (VSOP) e talvolta anche oltre 40 (EXTRA), che ci richiederà una piccola parte della calma e della pazienza impiegata nel maturarlo, per rivelare le sue generose doti, che tiene ben nascoste al bevitore frettoloso.

Non serve avere una poltrona di pelle, non è necessario abitare in un castello né sedersi davanti ad un camino acceso, ma ci vuole qualche accessorio: un bicchiere adatto, un naso ricettivo, e infine del tempo per meditare su ciò che riceviamo man mano dal liquido che stiamo tenendo in mano.

Elegante servizio per un cognac d’eccezione.
La vendemmia 1914, oltre che superlativa, è stata chiamata “la vendange des dames” poichè tutti gli uomini erano stati chiamati a fronteggiare i tedeschi allo scoppio della 1a guerra mondiale.

La prima cosa importante è il calice giusto: se volete bere cognac, buttate nel cassone del vetro il bicchiere ballon, se l’avete; munitevi invece di un bicchiere a tulipano, o da sherry, o, nella peggiore delle ipotesi, da grappa.

La seconda è ancora più importante, il servizio: e qui, cari barman e ristoratori, vi prego, ascoltate: servite il cognac portando la bottiglia al tavolo del cliente, e versatelo in sua presenza nel bicchiere appoggiato sul tavolo. Questo non per sfiducia, ma per un motivo molto semplice: gli aromi più sottili dell’acquavite, il cosiddetto primo naso, si liberano appena versato il liquido; se lo fate al banco e poi portate al cliente il bicchiere, questi profumi delicati si saranno persi per strada; mentre svaniranno ancora più velocemente se prima riscaldate il bicchiere o lo fate ruotare. Evitate assolutamente di usare misurini o dosatori, il travaso è altrettanto deleterio. Servite il cognac correttamente, così non priverete il vostro cliente di un piacere che gli spetta e che merita di ricevere dalle vostre attenzioni professionali.

La quantità ottimale di servizio è 3-4 cl, mentre la temperatura è di 18-22 gradi. Il freddo esalta i profumi pesanti, il caldo fa sviluppare troppo alcool che copre gli aromi interessanti del distillato.

La degustazione vera e propria avviene in fasi successive, che possono essere ripetute più volte.

Si comincia col valutare il primo naso, cioè l’impressione data dal distillato appena versato nel bicchiere. È il momento in cui si percepiscono gli aromi più sottili e delicati del cognac, e che dura pochi istanti per la loro volatilità. Gli esperti riconoscono già in questo primo momento l’essenziale delle qualità del cognac in degustazione, senza nemmeno assaggiarlo. Questa fase è l’unica a non poter essere ripetuta, a meno di versare un nuovo bicchiere.

Il secondo naso è l’aroma che segue la prima impressione; qui si scoprono gli aromi meno volatili, tipicamente le note legnose ed il fruttato ed il floreale persistente; il leggero riscaldamento con la mano (humanisation) ed una delicata rotazione nel calice esaltano queste caratteristiche; questi profumi sono molto più stabili e durano per tutto il tempo della degustazione, anche più di un’ora. Se permettete al cognac di evolversi, vi rivelerà molte sfumature tanto più cangianti quanto più il cognac è invecchiato e complesso. Il piacere maggiore del cognac viene da questa fase, quindi non abbiate fretta di berlo subito.

L’assaggio è la fase seguente: cominciate con un minuscolo sorso, tenendolo tra le labbra, e poi portatelo in bocca masticando un po’ d’aria. Il cognac vi rivelerà parecchi aspetti della sua struttura ricoprendo la lingua ed evaporando col calore: ne capirete la dolcezza, l’astringenza, l’alcolicità, il suo corpo,  la ricchezza degli aromi, e la sua età. Distinguere i vari aspetti è un esercizio non facile, per la complessità del distillato, che riesce meglio al palato allenato. Ma non preoccupatevi troppo, gustate il vostro liquore.

Alcune bottiglie di pregiati cognac di grandi Maison (Remy Martin e Hennessy).

Quando le poche gocce del primo assaggio di un cognac si espandono grandiosamente in bocca, dando una sensazione di volume e di magnificenza aromatica, siete in presenza di un distillato eccezionale! Il fenomeno, piuttosto raro, chiamato pittorescamente dai francesi ʽcoda di pavone’ perché il liquore ʽfa la ruota’ in bocca, è indice di un cognac di altissimo pregio. Non è detto che il distillato sia stravecchio, un cognac di 25 anni può già presentare questo fenomeno singolare, dato dall’enorme concentrazione degli aromi contenuti nel liquido.

Ora inghiottite, e cogliete la prima impressione del retrogusto e degli aromi che risalgono il naso da dietro. Pensate a cosa vi ricordano Fate una pausa. Anche qui l’esercizio riuscirà meglio a chi è allenato.

Riprendete l’assaggio stavolta con una quantità maggiore, ma comunque piccola: ora fate girare il cognac in bocca, masticando appena un po’ d’aria. Avrete la percezione precisa dei profumi, del corpo e della struttura del cognac: è leggero, è complesso, è ricco di sfumature, è dolce? In questo modo si svela ogni sua caratteristica, e ogni sua pecca! Cercate di ricordare le impressioni suscitate al naso: corrispondono alle sensazioni in bocca o c’è disarmonia? Un cognac di qualità dà sensazioni coerenti in entrambe le fasi. Un cognac squilibrato non mantiene le promesse fatte al naso. Troppa dolcezza o legnosità sono sospette.

Dopodiché inghiottite a piccoli sorsi, e rivalutate gli aromi retronasali. Avvertite vaniglia, spezie? legno da scatola di sigari, aromi fruttati? Di noce o di canditi? Di eucalipto? Un buon cognac ha una grande ricchezza.

In ultimo a bocca vuota considerate il retrogusto: lascia un sapore duraturo, è fugace, è aromatico? Un grande cognac permane in bocca a lungo con una nota dolce-amara di tannini e dura svariati minuti, evolvendosi perfino ancora un certo tempo, se è piuttosto invecchiato .

Quando avete finito, riprendete in mano il bicchiere, e ricominciate la degustazione, senza fretta, fino ad esaurire il cognac. Ad ogni piccolo sorso scoprirete nuove sfumature, e il comparire di nuove note assenti nei primi istanti.

Il cognac si evolve mentre lo bevete, e vi regala emozioni e profumi sempre più complessi col passare dei minuti. Un distillato di razza gioca col vostro naso e col vostro palato fino a due buone ore, se avete la pazienza di assaporarlo così a lungo senza cedere alla tentazione di vuotare il bicchiere.

Come regola generale, dovreste cominciare ad assaggiare il vostro cognac dopo un tempo in minuti di circa la metà dei suoi anni di invecchiamento, lasciandolo respirare nel bicchiere che tenete nella mano. In pratica se si tratta di un XO di circa 25 anni, fate passare almeno 10-15 minuti prima di portarlo alle labbra.

Ultimo regalo del cognac, annusate il bicchiere ormai vuoto. Anche dopo alcune ore dalla degustazione sarete in grado di cogliere l’ultima nota lasciata dal distillato: spesso un intenso aroma vinoso fuso al legno di quercia. I grandi cognac invecchiati hanno tale densità aromatica da lasciare traccia di sé nel bicchiere vuoto anche dopo alcuni giorni dalla degustazione. Se capita, fatene la prova, rimarrete stupiti!

Come si vede, la degustazione di un cognac non è cosa immediata, ma se effettuata con calma e con il giusto metodo, dona un piacere sfaccettato e duraturo, che nessun altro distillato può offrire e compensa ad usura del suo costo apparentemente maggiore.

Il cognac è a pieno diritto il RE dei distillati.

© 2012 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

 

08
Dic
12

degustazioni – grappa Centenara gran riserva Flavio Comar – Distilleria Aquileia

Grappa Centenara Gran Riserva ComarDistilleria Aquileia

Grappa Centenara Gran Riserva Comar
Distilleria Aquileia

La Distilleria Aquileia, dell’omonima città friulana, è un’industria che è passata negli anni dalla produzione conto terzi alla distillazione in proprio, seguendo una strada verso la qualità.

Verso la fine degli anni ’60 inizia una produzione di eccellenza che la porterà a distinguersi come uno dei migliori fabbricanti di grappa friulana. La chiave di lettura dell’azienda si chiama passione: come mi piace sempre ricordare, questo è l’ingrediente segreto, mai dichiarato in etichetta, indispensabile per produrre il meglio in fatto di agroalimentare (e non solo).

L’azienda prende sviluppo da Flavio Comar, enologo, a cui succede al timone il figlio Alessandro nel 1993; da qui in poi la produzione si raffina ulteriormente e nascono alcuni capolavori di alambicco, come le due Centenara, e altre linee, tra cui successivamente la Spirit, alta espressione della creatività della distilleria Comar.

La Distilleria Aquileia produce anche grappe monovitigno, distillati di frutta, e liquori.

A mia opinione, la serie delle grappe invecchiate è quella che merita la massima considerazione. Tra queste, splende la Centenara Gran Riserva Flavio Comar. Si tratta di una grappa invecchiata da vinacce aromatiche (Traminer, Sauvignon, Malvasia, Riesling). L’invecchiamento avviene in botti di rovere francese, molto tostate, per 2 anni.

Viene prodotta ogni anno in esigua quantità (1600 bottiglie), dedicata al padre. È quindi una grappa rara. Titola 46° che non vi accorgerete di sorseggiare. L’estrema setosità delle grappe è una costante della distilleria Aquileia, i suoi distillati sono sempre molto alcolici, come vuole la tradizione friulana, ma mai aggressivi, anzi l’alcool supporta ed esalta le qualità aromatiche restando sempre sullo sfondo: dote rara, che appartiene solo ai distillati di eccezione.

Il magnifico colore dorato intenso della grappa Centenara Gran Riserva, degno di un grande cognac© il farmacista goloso

Il magnifico colore dorato intenso della grappa Centenara Gran Riserva, degno di un grande cognac
© il farmacista goloso

NOTE DI DEGUSTAZIONE

Colore: è di un bel dorato intenso, che può ricordare un cognac maturo.

Profumo: al primo naso è intenso di vinacce aromatiche, speziato, leggermente pungente di grappa, ma con ricche promesse. È bene far evolvere gli aromi di questo distillato in un bicchiere a tulipano, trattando la grappa come un cognac. Non seguite il consiglio della distilleria di usare un ballon e di ossigenare la grappa con ampie rotazioni, disperdereste violentemente il suo ricchissimo bouquet. Prendetevi tutto il tempo necessario e riscaldate nella mano il calice, avvicinate il naso con cautela, e soprattutto resistete alla tentazione di appoggiarvi le labbra; godrete di una interminabile tela di profumi in cui trovare sensazioni via via sempre nuove ed entusiasmanti, e questo per almeno un’ora, a gara con i grandi cognac. Potreste anche scordarvi di stare degustando una grappa, una signora grappa!

Riscaldando lentamente il bicchiere con il palmo, gli aromi tipici dei vitigni fanno scoprire una robusta spalla legnosa, dai sentori di vaniglia e di quercia, che sostiene il bel corpo vinoso della grappa; aprendosi, il distillato acquista complessità, comportandosi sempre più come un brandy francese. Col passare dei minuti il corpo di legno prende il sopravvento sulle note vinose, che restano sullo sfondo.

Gusto: iniziate con un piccolissimo sorso, dopo un attimo di incertezza si avverte un alcool dolce, pronto ad espandersi sulla lingua con note legnose, e sul palato con i profumi fruttati dei vitigni, in cui si fa viva la malvasia. Masticate un po’ d’aria. Il corpo è setoso, pieno, potente, mai aggressivo; grande ricchezza gustativa, espressa anche nell’appagante prolungato retrogusto, in cui emerge di nuovo, se ve ne foste scordati, la nota tipica della grappa aromatica.

Sul finale l’alcool un poco evaporato lascia spazio a un palato suadente e carezzevole con note di traminer, mentre nel bicchiere ormai vuoto si sviluppa un voluttuoso e fine aroma boisé che ricorda il fondo di un vecchio cognac per persistenza e ricchezza.

Equilibrio: mirabile tra l’intensità dei profumi e il gusto sontuoso: un pezzo di alta scuola, bravo Comar!

ETICHETTA

LA CENTENARA

Grappa gran riserva Flavio Comar

Finissima grappa da vinacce Friulane selezionate

Elevata in piccoli carati di rovere francese

PRODUZIONE LIMITATISSIMA

Prodotta ed imbottigliata dalla

DISTILLERIA AQVILEIA

Di Flavio Comar S.r.l.

Sede e stabilimento AQVILEIA – VDINE – ITALIA

CONTROETICHETTA

La Centenara –Gran Riserva Flavio Comar

Nasce dalla distillazione di una particolare selezione di vinacce di uve bianche Traminer, Riesling, Sauvignon e Malvasia che, ogni anno, viene destinata all’invecchiamento in quattro particolari “carati” in legno di rovere francese. Scrupolose attenzioni e cure  ne fanno, in assoluto, una grande grappa da meditazione. Degustata in grandi bicchieri permetterà di esaltare tutte le sue meravigliose doti.

COLLARE

Data di produzione e imbottigliamento, numero di bottiglia e firma del distillatore.

Reperibilità: molto difficile; prezzo € 35 circa (2012).

© 2012 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

06
Ott
12

degustazioni – cognac camus napoleon

Iniziamo la serie delle degustazioni con un classico tra i cognac di fascia media, a larga diffusione: il Napoleon della Casa Camus.

La Casa Camus conta per la quinta delle quattro corazzate del settore, è una marca importante, a diffusione planetaria, tuttavia non così grande da non poter essere ancora gestita dalla famiglia originaria. Nata nel 1863 come consorzio di viticoltori sotto il nome di “la Grande Marque” a cui poi si è aggiunto il nome del fondatore, ha rischiato di scomparire dal mercato poichè era molto legata al commercio con l’impero russo zarista, andato in crisi con la rivoluzione sovietica;  negli anni ’60, ormai fuori dai grandi giochi, è stata risollevata grazie ad un felice accordo della famiglia con una coppia di imprenditori americani, fondatori della catena di duty-free DFS (ora in

Bottiglia di cognac Camus Napoleon

parte proprietà del gruppo LVMH, il quale controlla anche il marchio Hennessy) che assicurava la vendita dei loro prodotti prima in Oriente e poi in tutto il mondo. Ancora oggi la Camus basa una solida fetta del suo mercato in questo genere di negozi, e soprattutto nell’area asiatica.

Lo stile aziendale si connota con cognac pieni e rotondi, in cui le Borderies giocano un ruolo centrale; la stessa Casa possiede più di 150 ettari di vigna, e il maniero di famiglia, lo Chateau du Plessis, in questo cru, ma come in molte grandi aziende, la propria produzione copre appena una piccola percentuale del fabbisogno.

La gamma di cognac offerta è completa, dal semplice VS agli assemblages d’eccezione, passando per i cognac millesimati. Inoltre Camus offre alla clientela alcuni cognac mono-cru, in particolare delle Borderies e dell’isola di Ré, nei Bois Ordinaires, permettendo la conoscenza di distillati insoliti nel panorama delle Case maggiori. In parte ciò nasce da esigenze di marketing per differenziarsi dalle altre aziende, in parte dall’amore per il proprio territorio d’origine.

Il cognac Napoleon di cui parliamo è un classico della casa Camus, ancora oggi presentato nella bottiglia satinata di vetro scuro che tanto era di moda negli anni passati. L’indicazione Napoleon gioca sul riferimento al celebre condottiero (fino a pochi anni fa la confezione portava  un sigillo con una vistosa cifra N), tuttavia si tratta di un’indicazione tradizionale di invecchiamento: questa denominazione benché non sia ufficiale indica cognac di età intermedia tra un VSOP ed un XO. Oggi la Casa aggiunge “Rare Old”, che significa lo stesso, Rare essendo una denominazione sinonimo di VSOP. Il suo invecchiamento minimo legale è di 6 anni: non è dato sapere altro dalla descrizione del prodotto. Sembra si tratti di un complesso assemblage fatto da dozzine di cognac di vari crus.

Questo cognac è facilmente reperibile, ad un prezzo intorno a 70 euro (2012).

SCHEDA DI DEGUSTAZIONE ( vedi pagina degustazioni per i criteri di valutazione)

Denominazione: Camus Napoleon – Rare Old

Produttore: Camus – Cognac

Tipo di produttore: Négociant – grande maison

Cru: Assemblage primi 5 crus     Qualità: Napoleon      Particolarità:  –

Gradazione: 40°            Invecchiamento: > 6 anni        Vitigni:

Prezzo: € 70 circa (2012)

Note gustative: colore ambrato; ricco aroma fruttato, con note di agrumi e di quercia, poco alcolico; gusto suadente e vellutato, che non mantiene le promesse di ricchezza del naso; eccessivamente dolce per l’età (generosamente zuccherato?); retrogusto discretamente persistente. Emergono molto le Borderies del blend. Tipico cognac costruito “vorrei (sembrare vecchio) ma non posso”, piacione e squilibrato. Non manca di qualità, ma se le fa pagare a prezzo elevato.

VALUTAZIONE SINTETICA

Aroma                                   

1.  Fruttato / vinosità: 4

2.  Aroma di legno (quercia): 4

3.  Alcolicità: 4    (1= prevalente  6= minima)

Gusto

1.  Astringenza: 4   (1= prevalente  6= minima)

2.  Dolcezza: 6

3.  Rancio: 2

4.  Ricchezza: 2

5.  Corpo (pienezza): 2

Retrogusto (lunghezza): 3

Equilibrio aroma/gusto: 2

Giudizio complessivo:    33 / 60

Voti: 1= assente 2= scarso 3= mediocre 4= buono 5= molto buono 6= ottimo

© 2012 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

10
Apr
12

Cognac – il bicchiere

Bicchiere a “ballon” per distillati.
Da evitare.

Sfatiamo qualche luogo comune: avete sempre pensato che il bicchiere in cui bere il vostro amato cognac (o brandy) fosse il notissimo ballon?

Bene, vi siete sempre sbagliati! Un viaggetto a Cognac vi spiegherà perché questo bicchiere sia un’abitudine errata, nonostante venga utilizzato dovunque fuori dalla Charente, dalla casa al grande ristorante stellato. Da quelle parti non lo conoscono!

Il bicchiere che permette di assaporare al meglio il vostro distillato ha una forma a tulipano: è difficilmente reperibile in Italia, ma con un po’ di pazienza si può acquistare, anche online.

Bicchiere a tulipano per cognac.
Raccomandato.

Il ballon ha un difetto: spesso è di dimensioni grandi o ridicolmente gigantesche, offrendo al cognac una elevata superficie di evaporazione: quando vi accosterete il naso sarete storditi da un volume alcolico imponente che copre tutta la finezza del bouquet del distillato, e vi anestetizza i neuroni olfattivi; per di più la bocca, rastremata sì, ma ampia, non permette di concentrare gli aromi verso il punto che dovrà goderne, il vostro naso. Infine, va riempito con una generosa quantità di liquore, inutile quando si tratta di assaporare lentamente un grande distillato, e costoso, a meno che siate in vena di follie. Quindi?

Il bicchiere a tulipano permette di ovviare a tutte queste manchevolezze: ha un volume piccolo, raramente supera i 150 ml, ha una forma sufficientemente ampia alla base, ma un’imboccatura stretta che concentra i profumi al naso, si scalda agevolmente in mano, e vi permetterà di degustare al meglio il vostro brandy, giovane o invecchiato che sia. Riempitelo per un quarto o al massimo per un terzo, in modo da lasciare sufficiente spazio agli aromi per svilupparsi, e per poter ossigenare il distillato facendolo ruotare delicatamente, solo un pochino.

In alternativa si può usare un bicchiere dalle pareti alte, senza palloncino alla base, che ricorda la copita da

Copita da sherry.
Alternativa al tulipano.

sherry, o anche un bicchiere ISO da degustazione da sommelier, purché di volume inferiore. Nel caso disgraziato non abbiate nulla di simile, piuttosto del ballon usate un italianissimo bicchiere da grappa, da non riempire oltre la metà del palloncino.

In ogni caso curate che il vetro sia sottile, per poter trasmettere un poco di calore dalla mano al brandy: senza arrivare alle finezze del cristallo, che pure si addice a un distillato nobile, un vetro dai bordi fini andrà benissimo. Evitate bicchieri di design particolare, non state cercando il bello ma il meglio per il vostro cognac.

Ballon di design moderno (ditta Normann – Copenhagen).
Sconsigliato.

In Francia i bicchieri a tulipano si trovano facilmente, dal vetro comune fino alle eleganze dei cristalli di Baccarat; ma l’azienda che produce i perfetti bicchieri per i degustatori (non solo in fatto di spiriti) è la famosa ditta Riedel austriaca, la quale, perfezionista, offre calici diversi per il cognac VSOP piuttosto che per quelli più invecchiati. Benché si rasenti il maniacale, oltre che chiedere un prezzo per calice pari ad una buona bottiglia di cognac, l’esperienza di gustare un distillato in questi bicchieri è nettamente superiore a quella in un comune ballon. Il calice a tulipano dai volumi calibrati permette un’evaporazione controllata, e di godere del bouquet che si sprigiona dal distillato in maniera lenta ed analitica, senza farsi travolgere dall’eccesso di alcool che maschera la finezza dei profumi. Se il cognac è di razza, questo piacere “olfattivo” può essere anche maggiore e durare più a lungo che la stessa degustazione al palato, fino a persistere nel bicchiere per parecchie ore dopo che questo è stato vuotato.

© 2012 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

Bicchiere a tulipano (ditta Riedel). Raccomandato.




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