Dopo l’annus horribilis 2017, segnato da gelate primaverili e grandinate estive assassine, il 2018 ha risarcito gli agricoltori con una raccolta generosa. Ma il mondo ha sete di cognac, ed i 78.400 ettari della AOC (di cui 74.500 produttivi) faticano a stare al passo con la domanda di distillato.
Fino a qualche anno fa le domande di estensione del vigneto erano rigettate, tra la sufficienza della produzione ed il ricordo della crisi degli anni ’90 con i conseguenti impietosi espianti; ma recentemente si era vista una progressiva inversione di tendenza, con 250 ha autorizzati nel 2016, 800 ha nel 2017, e ben 1557 ha per l’anno corrente.

Nuove piantumazioni nella AOC Cognac – Fonte: Vie Charentaise
La domanda di cognac è in costante aumento: in tre anni consecutivi di crescita il giro di affari della filiera ha raggiunto i 3,2 miliardi di euro a valore e l’equivalente di 204,5 milioni di bottiglie, segnando un incremento sull’anno mobile 17-18 del 5,9% [dati BNIC ottobre 2018].
La pressione delle grandi Maison (e dei loro fornitori) ha fugato ogni remora: la regione vende la metà della sua produzione come cognac VS e VSOP, quindi di breve invecchiamento, e le scorte dei grandi produttori si sono assottigliate ad un punto pericoloso. «La vigne n’a pas la capacité de produire suffisamment pour répondre à la demande de la filière, l’augmentation des surfaces est donc l’unique solution», ha dichiarato il vice-presidente del BNIC, Christophe Forget.

Una veduta della Grande Champagne con i nuovi impianti
Per mantenere quindi il livello delle esportazioni entro un margine di sicurezza il Conseil de bassin viticole Charentes-Cognac, l’ente che governa la superficie viticola, ha approvato una cura da cavallo: per il 2019 si potranno richiedere impianti per 3505 ettari, di cui 3474 destinati al cognac, con un incremento del 4,4% dell’AOC. Date le rese della regione, negli anni felici superiori ai 200 quintali/ettaro, il rischio di non essere in grado di soddisfare la domanda fra qualche tempo è di fatto scongiurato.
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