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24
Ott
18

Degustazione estrema al Cognac Expo di Bergen

Sabato 20 si è svolta a Bergen in Norvegia l’annuale fiera chiamata Cognac Expo; il mercato scandinavo è il più grande consumatore di cognac pro capite, ed anche il più ricco di conoscitori dello spirito gallico.

Vi concorrono numerose Maison di cognac, da quelle di fama mondiale, alle medie distillerie con affinamento, fino alle piccole Case artigianali che fanno tutto da sole dalla vigna al bicchiere.

Com’è ovvio la Cognac Expo è una vetrina importante per raggiungere una platea di consumatori esigenti, e per stabilire una rete di conoscenze che arricchisce produttori ed appassionati.

Nel seno di questa manifestazione si tengono numerose masterclass da parte dei produttori venuti personalmente, che a sorpresa portano qualche chicca introvabile per la gioia dei partecipanti.

Ma l’attenzione degli intenditori è sempre rivolta alla Ekstreme Smaking, la degustazione estrema, in cui gli organizzatori raccolgono alcune formidabili bottiglie, il più delle volte prese direttamente dalla botte di invecchiamento o dalle dame-jeannes, una volta che questo è terminato; sono esemplari rari e/o fuori commercio, e vengono aperti per i fortunati iscritti. La degustazione è sempre accompagnata dalla sua descrizione, tenuta dal venditore della bottiglia, se presente alla rassegna. Insomma un’occasione per assaggiare nel calice la storia liquida del cognac. Se vi chiedete quale sia il suo costo, siamo intorno agli € 250. Ma per costosa che sia, è un’esperienza che vi offre da bere veramente qualcosa di prezioso ed emozionante, se non di irripetibile.

Anche quest’anno si sono viste delle bottiglie notevoli, per cui varrebbe la pena di farsi il viaggio fin sul remoto fiordo vichingo: ecco la lista completa dei cognac in degustazione, e la descrizione illustrata di qualcuno di loro. Non siate invidiosi, non ce n’è per tutti.

  • Fins Bois 1835 Grosperrin
  • Petite Champagne 1910 Courvoisier
  • Grande Champagne 1925 Grosperrin
  • Grande Champagne 1930 Vinet-Delpech
  • Grande Champagne 1934 Grosperrin
  • Grande Champagne 1945 Prunier
  • Grande Champagne 1955 Boulinaud
  • Petite Champagne 1960 Château de Montifaud
  • Hymne au Voyage Larsen
  • Rèserve n°11 A.E. Dor

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La bottiglia più vetusta della serata è stata questa perla di Grosperrin, un appassionato ricercatore ed affinatore di cognac antichi: una botte di acquavite dei Fins Bois ricevuta come dote di un matrimonio nel 1922; ma il cognac era stato distillato nel 1835, ottantasette anni prima. Viene messo in bottiglia tal quale. Intemporale, dice la Maison.

44514594_2008609746103683_3503215557023367168_nAncora una bottiglia esoterica: nella Ekstreme Smaking non c’è nulla di profano. I cognachisti sono una congrega massonica, come dice Marco Zucchetti, il cronista alcolico de Il Giornale. Questa, umilissima in apparenza, e senza nemmeno un fronzolo di etichetta, proviene dal Paradis di Courvoisier, la celebre grande Maison di Jarnac. È un cognac Petite Champagne 1910, che a detta dei partecipanti è stato il più apprezzato dell’incredibile serie.44646672_164465067831161_3962314687286083584_n

Ancora Grosperrin, ancora una delle sue mitiche botti, in cui il cognac Grande Champagne sta affinando senza sosta dal 1925, quindi da ben 93 anni. E di questo ho avuto la fortuna di assaggiarne anch’io, pescandolo con la pipetta nel fusto, direttamente in cantina a Saintes. Naso profondo, infinito, ed un corpo invidiabilmente fresco, senza una ruga. Se non è un miracolo…

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Vinet-Delpech è una distilleria di medio-grandi dimensioni, che produce per le multinazionali del cognac ed in proprio, pressoché ignota anche agli appassionati; ma come molti distillatori, compra e affina anche cognac altrui. Questa bottiglia è prelevata dalle loro riserve storiche, il cui produttore è misteriosamente sito “ad un’ora dalla distilleria”; ma il nome della tenuta non ve la riveleranno nemmeno sotto tortura, è un segreto iniziatico prima che commerciale. Un cognac Grande Champagne del 1930, con 80 anni di invecchiamento in botte. 44681515_2177280405874899_3274035792871161856_n

La Maison Prunier è la più piccola delle prime dieci grandi Case della regione di Cognac, ma il suo attuale gestore, monsieur Stephane Burnez, è un tradizionalista convinto. I suoi cognac d’annata, sempre a pieno grado, rappresentano quanto di più autentico possa offrire il distillato francese; il patron ve li venderà quasi con dispiacere, e solo se ne siete degni (a parte qualche russo, per fare cash). Eccone una dimostrazione, con un millesimo di tempi difficili, il 1945.

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Misteriosa la maison, meno misterioso il millesimo, 1955. Piccolo imbottigliamento stravecchio di una piccolissima Casa, anzi di una famiglia, che custodisce riserve anche secolari. Sono gioielli che fanno parte del patrimonio delle famiglie produttrici di cognac, o dei loro discendenti, messe da parte per un giorno di pioggia, o per un matrimonio, chissà. E prima o poi passa qualcuno che può permettersi di comprare la botticella o una sua frazione, e se la beve, felice lui.

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Lo Château de Montifaud è una piccola maison ben affermata nel mondo scandinavo. Qui verrebbe da dire che si rientra in territori ordinari, è solo una bottiglia di circa 55 anni, gente. Ma saremmo ad una degustazione estrema: allora che sia almeno un Single Cask cognac , non toccato dall’infamia della diluizione con acqua. La sua gradazione è naturalmente calata a 47° lungo il filo degli anni. Immaginatene la concentrazione.

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Questa invece è un pezzo unico. Battuta all’asta de “La Part des Anges” a Cognac in settembre, la scultura lignea riproduce un drakkar vichingo; la Maison Larsen da sempre imbottigliava i suoi cognac in ceramiche di questa forma per il mercato norvegese. La bottiglia è stata aggiudicata per € 20.000 ad un collezionista di questa Casa, che l’ha offerta in degustazione alla Ekstreme Smaking di quest’anno. Il cognac ha 40 anni di invecchiamento in botte, e un affinamento successivo in damigiana custodita nel Fort Boyard sull’Atlantico, a suggellare il legame della Larsen con il mare.

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Fuori programma, ma degna corona di siffatta degustazione, è stata offerta una bottiglia di Vieille réserve n°11 della raffinatissima Maison A.E. Dor, meraviglioso cognac Grande Champagne di minimo 70yo,  con nel blend anche elementi pre-fillossera, composto da Odile Rivière, una maîtresse de chai di rara sensibilità, purtroppo prematuramente scomparsa. Brividi!

[Credits fotografie: mr. Brynjar Jakobsen]

© 2018 il farmacista goloso  (riproduzione riservata)

 

20
Mag
13

I cognac antichi

I cognac antichi sono la passione dei collezionisti, e talvolta anche di qualche facoltoso bevitore: ma ciascuno di essi considererà l’altro un delinquente per opposti motivi.

Definiamo cognac antichi quelli distillati più di 70 anni fa, e anche quelli d’annata che non sono più reperibili nel circuito commerciale, ma solo tra aste e collezionisti. Una seconda distinzione va fatta per i cognac pre-fillossera (prima del 1875 circa) che hanno caratteristiche diverse da quelli moderni per l’impiego di vitigni ora quasi del tutto abbndonati: ciò ne cambia marcatamente le qualità organolettiche.

È importante sapere che non necessariamente antico significa invecchiato: quasi sempre i cognac d’epoca non hanno invecchiamenti elevati, il più delle volte si tratta di cognac di qualche anno, raramente superano i 30.

Un cognac di una casa ora scomparsa, annata 1893, imbottigliamento per il mercato inglese – 70° proof (35° alc.)

I cognac antichi sono reperibili in vari modi: tramite case d’aste, che ne offrono periodicamente in vendita, direttamente dai produttori, che ne conservano quantità inaspettate nei loro paradisi, o da collezionisti privati; talvolta vengono offerti in degustazione a bicchiere: è il caso di un appassionato di liquori d’epoca, il celebre barman italo-londinese Salvatore Calabrese, che gestisce una nicchia di prestigio: nel suo bar all’interno del Playboy Club fa assaggiare agli happy few che se lo possono permettere cognac d’alto antiquariato, spesso di annate ottocentesche.

Il più delle volte si trovano in commercio cognac antichi con indicazione d’annata (vintage), perché sono da sempre oggetto da collezione; i millesimi più antichi sono da tenere in sospetto, per la facilità con cui si può trattare di frodi, anche d’epoca: è ben noto il caso della famosa maison Bisquit che all’inizio del secolo scorso offriva cognac in quantità apparentemente illimitate della migliore annata di sempre, la 1811; in realtà, usando un metodo solera, una piccola quantità di questo veniva maritato a cognac giovani di bouquet simile, per ricavarne volumi importanti, che però acquisivano carattere dal contatto con lo spirito vecchio.

Lo stesso dicasi di cognac “napoleonici”: quasi sempre si tratta non di cognac distillati 200 anni fa, ma di produzione degli anni 1860-70, sotto Napoleone III, allora in pieno boom, e di invecchiamento modesto. Pregiati sì perché ormai antichi, ma certamente con poco fascino e gloria rispetto ai loro fratelli del primo decennio del secolo.

Un esemplare della leggendaria annata della cometa – 1811 – notare l’immagine stampata nel sigillo del vetro

Sotto il profilo del gusto, distinguiamo i cognac distillati prima della catastrofe della fillossera, e dopo. I primi vedono la prevalenza dei vitigni Folle Blanche e Colombard, oggi abbandonati in favore del più neutro trebbiano o Ugni Blanc, dalle alte rese e resistente alle muffe. I primi due vitigni, più difficili da coltivare e di resa minore, danno un cognac morbido, dolce e aromatico; oggi alcune aziende tendono a coltivarli di nuovo per restituire il sapore antico al distillato. I cognac pre-fillossera hanno tutti la caratteristica di essere delicati e morbidi, in ragione della loro provenienza da questi vitigni, soprattutto dalla fruttata ed aromatica Folle Blanche.

Anche gli invecchiamenti, un tempo generalmente modesti, rendono gli spiriti antichi leggeri e più pronti a mostrare note floreali e fruttate che non le spezie ed il cuoio dei grandi vecchi. Molto di rado i cognac distillati prima del 1900 raggiungevano età notevoli al momento dell’imbottigliamento; più spesso si tratta di assemblages da pochissimi anni fino a 15-30 per i più pregiati.

Nondimeno, e particolarmente tra i négociants storici, esistono riserve di cognac distillate nel diciannovesimo secolo che sono state tenute in botte per numerosi decenni prima di essere travasate in damigiana, o addirittura cognac che continuano a restare in botte oltre i 100 anni di età: è chiaro che dopo raggiunta la maturità, normalmente a 50-65 anni, anche per essi comincia il declino, e oltre gli 80 la decrepitezza gustativa. Questo perché superati i sei decenni, il cognac prende troppo legno e continua a perdere alcool, scendendo sotto i 40°, oltre che evaporare in volume. Solo le grandi case possono disporre di quantità importanti per poter rabboccare queste botti e mantenerle a livello, pur facendole diminuire di numero.

Questi cognac, ormai deboli in alcool ed amarissimi di sapore, uniti in piccolo volume a quantità elevate di cognac più giovani serviranno a dare una fiammata a questi ultimi, amplificandone a meraviglia bouquet e gusto. Alcune case riescono pertanto a creare miscele eccezionalmente aromatiche usando con sapienza questi matusalemme alcolici, talvolta tenuti in botte fino a 100-130 anni, per il loro naso splendido,  nonostante il corpo sia ormai decaduto e quasi sempre imbevibile tal quale. Ecco in parte spiegato (e solo in parte giustificato) il costo astronomico delle bottiglie di gamma alta delle maison più note.

Qualche prezzo, per farsi un’idea del costo degli spiriti di antiquariato: le rarissime annate 1790/99 hanno richieste astronomiche, anche oltre 100000 euro a bottiglia, per le annate “napoleoniche” tra 1805 e 1815 si richiedono tra i 5-6000 e 12000 euro a bottiglia, per quelle di Napoleone III tra 2000 e 5000, al volgere del secolo in pieno disastro fillossera ancora gli stessi prezzi, mentre dopo il 1900 si crolla sotto i 1000 per bottiglie ancora perfette da degustare, per una piccola follia gioiosa.

© 2013 il farmacista goloso (riproduzione riservata)




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