Oggi parliamo di un altro storico liquore italiano, forse più conosciuto dei precedenti: il Sangue Morlacco della gloriosa ditta Luxardo.
L’azienda, nata a Zara, in Dalmazia, per secoli enclave portuale veneta tra genti slave, ha una storia curiosa: fu fondata nel 1821 da un genovese, Girolamo Luxardo, console del Regno di Sardegna presso la città allora parte dell’impero Austro-Ungarico, che in seguito ottenne l’esclusiva di produzione per la Duplice Monarchia del celeberrimo maraschino dalmata; questo liquore, ancor’oggi vanto della ditta Luxardo, si distilla dalle marasche, una varietà di visciole scure coltivata da tempo immemorabile proprio in Dalmazia.
L’abbondanza della materia prima fece nascere l’idea di produrre anche un cherry brandy, cioè un liquore di ciliegia, in questo caso da marasche fermentate. Un tempo il cherry brandy era un liquore popolare “da signora”, molti non più giovani potranno ricordare la bottiglia del 1960 circa di cherry brandy della Stock, con due ciliegine di plastica al collo, di un kitsch orrendo. L’origine di questo liquore difatti è quasi certamente dalmata, e la produzione della Stock lo dimostra con la vicinanza culturale e geografica a queste zone.
Perfino la famosa Petronilla negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale insegnava come fabbricare un’imitazione casalinga del celebre cherry brandy partendo però dagli economicissimi noccioli di amarena.
Ma come si produce il cherry brandy della Luxardo? La base di partenza è la marasca, che si fa macerare finché il succo fermenta. Dopodiché si blocca la fermentazione con alcool e si aggiunge zucchero, e si invecchia il liquore almeno due anni in tini di rovere di Dalmazia (Slavonia).
Il liquore risultante è di colore rosso cupo, con un marcato profumo di frutto, dolce il giusto, e di gusto pieno e tipico, amarognolo, di marasca. A differenza dei cugini ratafià, non è presente il sottile aroma mandorlato dato dai noccioli dei frutti di amarena.
Si serve liscio, con un cubetto di ghiaccio, oppure come degno complemento di gelati di crema a cui dona una piacevole marcia in più.
Il curioso nome gli deriva dai tempi dell’occupazione di Fiume in Istria da parte dei legionari di Gabriele d’Annunzio. Pare che il poeta, noto scroccone, venisse rifornito di questo liquore dalla ditta Luxardo, ed in cambio lo ribattezzasse con un nome altisonante, com’era nel suo stile. Non era l’unica volta, anche il pescarese Aurum, liquore di arancia, venne battezzato dal vate. Sangue, ovviamente per l’aspetto rosso cupo, e morlacco dal nome di una popolazione dalmata. Il nome è rimasto, ed il liquore anche, benché non più in grande auge. Tuttavia è un ottimo prodotto nel suo genere, con una lunga storia e una tradizione caparbiamente ed orgogliosamente mantenuta dagli eredi dell’azienda di Zara, dal 1947 trasferiti a Torreglia, nei colli Euganei per aver perso la patria, ma non il saper fare.