Il mercato del cognac in Cina sta attraversando sempre maggiore difficoltà.
Le Big Four (Courvoisier, Hennessy, Martell e Rémy Martin), multinazionali del beverage che controllano il mercato, stanno soffrendo non solo del crollo della domanda di cognac di alta gamma, di solito robusta in occasione del capodanno cinese, in seguito all’ondata anticorruzione: le autorità della Repubblica Popolare stanno cominciando a riportare sotto controllo quella zona d’ombra fatta di night club, bagni turchi, saloni di massaggio, hostess bar, karaoke e sale scommesse dove si pratica più o meno velatamente la prostituzione, luoghi privilegiati di intrattenimento per businessmen danarosi e per i loro clienti.
Nei primi sei giorni di campagna governativa sono stati chiusi ben 2400 locali del genere di alto bordo. E la cosa promette di continuare per parecchio tempo, secondo il Partito.

Night club, donnine e cognac: in Cina giro di vite sulla prostituzione di alto bordo. Fonte immagine: Chinabevnews
Ma cosa c’entra il cognac in tutto ciò? In Cina questo distillato è il preferito per il fascino esotico di benessere e ricchezza che porta con sé, e per un certo appeal come bevanda afrodisiaca, più o meno come in Europa si intende il consumo dello champagne. Non stupisce quindi di trovare il cognac protagonista dei drink serviti nei luoghi di intrattenimento notturno. Il consumo del distillato in questi locali conta per il 30% circa del venduto annuo cinese, una quota rilevante. Tutto il mondo è paese, cambia solo la bibita.
Chi sta drammaticamente soffrendo questo doppio giro di vite delle autorità su corruzione e prostituzione cinese, è il gruppo Rémy Cointreau, il quale dipende pesantemente dal mercato locale per i propri profitti, crollati di più del 30% nell’ultimo trimestre. Martell e Hennessy sembrano subire meno questo fenomeno, ma l’inversione di tendenza è chiara, la Cina non è più la gallina dalle uova d’oro degli anni passati. Il leader mondiale del beverage Diageo, al contrario non soffre per non avere un’esposizione rilevante sul mercato cognac in Cina, paese in cui ricava solo il 3% del suo fatturato.
Come insegna la storia, molti decenni prima della crisi di Rémy Martin la maison Camus è stata sull’orlo del fallimento per aver dipeso troppo dal mercato russo, in cui credeva ciecamente. Diversificare anche quando il vento è in poppa è sempre una carta vincente contro i rischi imprevisti dei mercati, come le decisioni politiche cinesi attuali.