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05
Mag
14

Cina, night club e cognac: fine di un business?

Il mercato del cognac in Cina sta attraversando sempre maggiore difficoltà.

Le Big Four (Courvoisier, Hennessy, Martell e Rémy Martin), multinazionali del beverage che controllano il mercato, stanno soffrendo non solo del crollo della domanda di cognac di alta gamma, di solito robusta in occasione del capodanno cinese, in seguito all’ondata anticorruzione: le autorità della Repubblica Popolare stanno cominciando a riportare sotto controllo quella zona d’ombra fatta di night club, bagni turchi, saloni di massaggio, hostess bar,  karaoke e sale scommesse dove si pratica più o meno velatamente la prostituzione, luoghi privilegiati di intrattenimento per businessmen danarosi e per i loro clienti.

Nei primi sei giorni di campagna governativa sono stati chiusi ben 2400 locali del genere di alto bordo. E la cosa promette di continuare per parecchio tempo, secondo il Partito.

Night club, donnine e cognac: in Cina giro di vite sulla prostituzione di alto bordo

Night club, donnine e cognac: in Cina giro di vite sulla prostituzione di alto bordo. Fonte immagine: Chinabevnews

Ma cosa c’entra il cognac in tutto ciò? In Cina questo distillato è il preferito per il fascino esotico di benessere e ricchezza che porta con sé, e per un certo appeal come bevanda afrodisiaca, più o meno come in Europa si intende il consumo dello champagne. Non stupisce quindi di trovare il cognac protagonista dei drink serviti nei luoghi di intrattenimento notturno. Il consumo del distillato in questi locali conta per il 30% circa del venduto annuo cinese, una quota rilevante. Tutto il mondo è paese, cambia solo la bibita.

Chi sta drammaticamente soffrendo questo doppio giro di vite delle autorità su corruzione e prostituzione cinese, è il gruppo Rémy Cointreau, il quale dipende pesantemente dal mercato locale per i propri profitti, crollati di più del 30% nell’ultimo trimestre. Martell e Hennessy sembrano subire meno questo fenomeno, ma l’inversione di tendenza è chiara, la Cina non è più la gallina dalle uova d’oro degli anni passati. Il leader mondiale del beverage Diageo, al contrario non soffre per non avere un’esposizione rilevante sul mercato cognac in Cina, paese in cui ricava solo il 3% del suo fatturato.

Come insegna la storia, molti decenni prima della crisi di Rémy Martin la maison Camus è stata sull’orlo del fallimento per aver dipeso troppo dal mercato russo, in cui credeva ciecamente. Diversificare anche quando il vento è in poppa è sempre una carta vincente contro i rischi imprevisti dei mercati, come le decisioni politiche cinesi attuali.

23
Ott
13

cognac – i cinesi si bevono la maison Roullet-Fransac

Prima o poi doveva succedere.

La più grande azienda commerciale cinese di vino e spiriti, il gigantesco Changyu Wine Group, ha acquistato la Maison Roullet-Fransac, un négociant storico di Cognac giusto alcuni giorni fa.

L’azienda è stata ceduta integralmente, marchio, scorte e splendido palazzo (La Saulnerie) affacciato sulla riva della Charente, proprio di fianco alla corazzata Hennessy, una posizione prestigiosa sul Quai des Flamands. Non è da escludere che possa diventare un albergo di lusso per inondare la Charente di ospiti orientali.

La Maison Roullet- Fransac ceduta al gruppo cinese Changyu
(per gentile concessione di: blog.Cognac-Expert.com)

La maison Roullet-Fransac non è un commerciante importante, dichiarava un fatturato di 1,5 milioni di euro, ma illustre per fondazione risalente al 1838, ben prima del boom del cognac sotto Napoleone III. Finora è stata in possesso della famiglia fondatrice. Non è noto il prezzo di vendita, ma l’affare è stato condotto a termine in poco tempo, segno che il piatto era ricco.

Le opinioni sono contrastanti, qualcuno pensa che questa operazione sia una pericolosa testa di ponte per guardarsi in giro “dal di dentro” e mettere le mani sul ricco commercio del distillato di cui sono assetati milioni di cinesi, altri ostentano sicurezza, in quanto il commercio è rigidamente regolato dall’ente di controllo, il BNIC. I francesi comunque sono scioccati da questo ingombrante arrivo, meno gradito di altre multinazionali.

Già prima quest’anno, un altro gruppo cinese di Hong-Kong si è assicurato il controllo di un marchio minore, Menuet, non si sa se anche dei vigneti o solo dell’azienda.

fonte: http://www.sud-ouest.fr




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