Posts Tagged ‘chateau de pellehaut

18
Feb
16

Novità in Armagnac

La regione dell’Armagnac è per tradizione agricola e fortemente conservatrice, fatta com’è di piccoli produttori, nobili e contadini, un manipolo di distillatori conto terzi, qualche cooperativa, e poche Case commerciali di una certa importanza.

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Una raccolta di armagnac dal 1893 ad oggi – da tnhvietnam.xemzi.com

Le vendite dei loro spiriti tradizionali, produzioni quasi sempre modeste, qualche botte all’anno, con stock limitati, interessano poco ad un mercato globale assetato di riproducibilità e costanza qualitativa. In Armagnac infatti si valorizzano meglio le unicità delle annate e dei produttori, come per il vino. Ma come per ogni acquavite di vino che si rispetti, il prodotto è slow, non ama esser venduto da giovane per le sue spigolosità e per il suo alto grado. Prendete un armagnac giovane, diluitelo a 40° con acqua, ingentilitelo con un po’ di zucchero, dategli un’impressione di invecchiamento con il boisé, ed avrete uno spirito di nessun interesse per il conoscitore. Questi però sono la maggioranza dei prodotti che trovate sugli scaffali come armagnac (qualità commerciale, o blended): potranno essere gradevoli, ma non incarnano il vero spirito dell’acquavite guascone.

Il problema dell’armagnac quindi è che l’acquavite tradizionale risulta ostica al grande pubblico, e lo spaventa per la gradazione importante, e che quella ‘conciata’ alla maniera del cognac perde molto del suo fascinoso carattere rustico. Le Case commerciali, strette tra questi due fuochi, stanno però provando a conquistarsi più mercato. Come?

Scuotendo il conservatorismo della regione con qualcosa di nuovo: da poco più di un anno Spirit France, un colosso che è il leader mondiale del calvados (Père Magloire il suo marchio più noto), ha acquisito il controllo del maggiore commerciante di armagnac, la ditta Janneau, dal 1993 di proprietà del mercante di spiriti ed investitore italiano Fabio Giovinetti, con la sua Giovinetti & Partners. Forse vedremo un cambio di strategia di marketing, un’uscita da una nicchia alcolica rivolta al consumo di pretesa, verso qualcosa di più easy, alla portata dei palati giovani e di mercati più larghi.

Di certo Janneau è sempre stato un marchio che strizza l’occhio al bicchiere semplice: molto del suo commercio è fatto di qualità poco stagionate (VS) ed in parte distillate due volte in alambicco charentais, per togliere complessità e guadagnare facilità di beva. Lo fanno altri (pochi) négociants, però mai i distillatori artigianali, chissà perché.

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Un cocktail a base di armagnac – da http://www.adventuresincocktails.com

Altri produttori si sono lanciati all’inseguimento del mercato dei mixed drinks, l’unico modo per agganciare il ‘cocktail’ fatto di brevi o nulli invecchiamenti, grandi volumi di vendita, e di giovane pubblico clubber, meno serioso e poco disposto a centellinarsi soltanto un bicchierino durante la serata. La ‘Blanche Armagnac’ (AOC) è stata una delle risposte: acquavite d’armagnac non invecchiata, pronta per la mixology grazie al suo intenso carattere fruttato e vinoso; altri ancora si stanno orientando verso giovani armagnac dal carattere più delicato, come lo Chateau de Pellehaut con la sua Âge de Glace, tecnicamente un VS di 3 anni monovitigno Folle Blanche, floreale con modesti toni di quercia. Insomma più profumi e meno struttura.

Se prima rischiavate il linciaggio a chiedere un armagnac on-the-rocks ad Eauze e dintorni, ora potreste anche osare: può darsi che vi strizzino l’occhio in nome delle vendite. Ma in cuor loro vi compatiranno.

Altre Case ancora volgono le spalle alla tradition sacrée, portando in Guascogna i metodi del cask finishing cari allo spirito scozzese: quelle horreur! Pur di non restare all’angolo, e cercare di penetrare in mercati in cui l’armagnac manco sanno cos’è, i produttori si arrampicano sugli specchi… ecco allora un fiorire (per fortuna limitato) di botti di sherry, porto, sauternes ed altri vini dolci francesi, in cui ingentilire la sgraziata, robusta e giovane acquavite, e donarle velocemente una robe più palatabile per il grande pubblico. Di per sé non è il male assoluto, ma il carattere dell’armagnac ne esce snaturato.

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Fiale monodose di cognac – maison Voyer (Verrieres)

Tutto il resto che si sta muovendo è solo marketing: nuovi packaging come l’abbandono della tradizionale bottiglia basquaise per contenitori più smart, e meglio ‘incartonabili’, e proposte svecchianti per attirare il grande pubblico, come le tubo-fiale di prova da pochi cl per assaggiare più espressioni dello spirito guascone in un solo acquisto.

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Una tipica bottiglia basquaise – ditta Ryst-Dupeyron

Sarà la strada giusta, o come dicono i più blasonati produttori artigiani, la morte dell’armagnac tradizionale? Più fiduciosamente credo che tutto quanto vi ho raccontato possa essere un mezzo per far conoscere meglio questa emozionante versione dello spirito di vino, ed avvicinare gradualmente i più curiosi e meritevoli alle sue espressioni più alte. Staremo a vedere.

© 2016 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

10
Ott
14

In giro per la contea d’Armagnac – parte prima

All’inizio dell’autunno, sotto un ultimo tiepido sole, il farmacista goloso è andato a curiosare nei luoghi di produzione dell’armagnac .

Attraversando il sud della Francia in direzione dell’Oceano, all’improvviso le colline si fanno sempre più ondulate e belle: l’ingresso nella Guascogna è salutato da poggi coltivati ed in parte arati, che ricordano vagamente la Toscana: solo, sulle cime non si trovano cipressi o casali, ma fitti boschetti.

La porta della storica contea d’Armagnac per chi proviene da Tolosa è Auch, cittadina con un’importante cattedrale gotica arroccata su una terrazza panoramica: in questo settore della denominazione, detto Haut Armagnac, di vino se ne produce una parte trascurabile, essendo la zona tutta dedita alle colture foraggere ed ai girasoli, e soprattutto all’allevamento di anatre ed oche. I produttori di armagnac qui si contano sulle dita di una mano.

Carta ufficiale della regione della AOC Armagnac

Carta ufficiale della regione della AOC Armagnac

Il viaggio prosegue in direzione nord-ovest, verso Vic-Fezensac, una trentina di chilometri oltre Auch: ormai siamo nella denominazione centrale, il Ténarèze, ed il paesaggio, pur non cambiando molto, si infittisce di viti, più presenti sulle cime delle colline fattesi ampie, che in valle. La zona è la principale produttrice di vino della Guascogna, venduto come AOC Côtes de Gascogne: anche la densità dei produttori di armagnac aumenta, e compaiono un po’ dappertutto cartelli offrenti Floc de Gascogne, oltre che foie gras, magret de canard, e conserve d’anatra ed oca. Per una decisione presa tempo fa, ho rinunciato a queste prelibatezze, che costano crudeltà ai poveri palmipedi. Voi, scegliete in coscienza.

Il Floc (fiore in lingua d’Oc) è l’omologo del Pineau des Charentes di cui si è parlato altrove: si fa allo stesso modo, e si serve come aperitivo ben fresco. La differenza è che a spegnere la fermentazione del mosto d’uva non è il cognac bensì l’armagnac. Dettagli, direte, ma i guasconi ne sono fieri, e ve lo offrono come loro bevanda caratteristica.

Il Ténarèze produce parecchio armagnac. Sfatiamo un mito duro a morire: pur essendo meno noti di quelli del Bas Armagnac, i distillati prodotti in questa appellation non sono inferiori per qualità, purché fatti con cura. Ci sono alcune specificità di questo cru che lo differenziano dal fratello più famoso, e ne parleremo in dettaglio più avanti.

Il grosso della produzione di questa zona centrale finisce nelle bottiglie di armagnac commerciale, o nei tagli con distillati del Bas Armagnac: in questo caso non si ha diritto a chiamare la miscela con l’indicazione della sottozona o cru, ma solo con il nome generico di armagnac, in analogia al cognac.

Paesaggio estivo tipico del Gers – CC license – author Asabengurtza

Va da sé che i migliori armagnac Ténarèze sono quelli prodotti a ridosso del confine con il Bas Armagnac, dove i terreni acquisiscono caratteristiche migliori per i distillati; trovarne in purezza non è comune, ma ci sono parecchi ottimi produttori. Alcuni di loro cominciano a lavorare con grande cura avendo studiato enologia a Bordeaux, e non hanno complessi di inferiorità verso i nomi sacri del Bas Armagnac. Uno di essi, Chateau de Pellehaut, ottimo produttore di vino peraltro, l’ho visitato (conoscevo già questi buoni distillati), degustando un paio di armagnac monovitigno Folle Blanche, 1992 e 1994: floralità e sottigliezza di profumi li caratterizzano, rispetto al corpo vigoroso di un armagnac più tradizionale. L’alcool fiero ne esalta gli aromi, pur essendo ben integrato nel distillato. Ho preferito l’annata vecchia, più armonica dell’altra; a ventun’anni ha raggiunto una maturità dignitosa.

I buoni produttori di vino del Midi hanno la loro roccaforte proprio qui tra Gers e Landes: i bianchi sono la spina dorsale della produzione, con Ugni blanc e Colombard (ovviamente), ma anche Gros Manseng e Sauvignon; si producono vini più che degni di lode, benché meno famosi di altre zone. I nomi sono in parte noti produttori di armagnac: domaine du Tariquet, chateau du Prada, chateau de Pellehaut, cave de Plaimont, tra i più conosciuti dell’appellation.

Per info generali sui luoghi: www.tourisme-gers.com e www.tourismelandes.com

© 2014 il farmacista goloso (riproduzione riservata)

26
Mar
14

degustazioni – armagnac chateau de pellehaut 25 ans

Chateau de Pellehaut è il nome di una grande tenuta sita a Montréal du Gers nel secondo cru dell’Armagnac, il Ténarèze: i distillati di questa regione sono a torto ritenuti inferiori a quelli del Bas-Armagnac, mentre in alcuni casi la loro qualità sorpassa di molto la regione più famosa.

Chateau de Pellehaut è uno dei produttori di pregio della zona. L’azienda lavora molto più vino che armagnac, ed i conduttori sono enologi con esperienza, a cui piace sperimentare. In cantina si usano legni di diversa origine e si fa distillare alla guascona ed a ripasso. Lo stock è ampio e permette di creare armagnac di buon equilibrio. Dal 1992 i fratelli Béraut distillano solo Folle Blanche, convinti della sua superiorità.

Chateau de Pellehaut - Montréal du Gers (Ténarèze)

Chateau de Pellehaut – Montréal du Gers (Ténarèze)

Abbiamo provato il loro blend invecchiato 25 anni.

Denominazione: 25 Ans

Produttore: Chateau de Pellehaut – Famille Béraut – Montréal du Gers

Tipo di produttore: bouilleur de cru

Cru: Ténarèze

Qualità: 25 Ans (Blend 1973-74-79)

Gradazione: 40°           

Invecchiamento: 25 anni

Vitigni: Ugni blanc

Distillazione: armagnaçaise da 55° a 70°

Riduzione: a 40° con petites eaux

Armagnac Chateau de Pellehaut 25 Ans - 40° - Montréal du Gers - Ténarèze

Armagnac Chateau de Pellehaut 25 Ans – 40° – Montréal du Gers – Ténarèze

Note gustative

Colore oro profondo; primo naso insolitamente gentile per un armagnac, dal dolce bouquet vinoso; dopo, l’aroma vira al vanigliato su piacevole nota ancora vinosa, con morbidezza e sempre più volume; infine si apprezza una robusta spalla legnosa, che fa pensare quasi ad un cognac; l’alcolicità è ben presente ma non invadente; gusto moderatamente asciutto, dall’alcool pungente, di corpo modesto: questo armagnac rivela poca struttura, privilegiando finezza e vinosità; retrogusto poco persistente; equilibrio decisamente onesto tra naso e bocca.

Un armagnac che rivela belle doti aromatiche, e finezza in bocca e nel naso, il corpo tuttavia manca di profondità, benché sia ricco di aromi: la diluizione a 40° assottiglia un distillato fondamentalmente fine e assai poco rustico. Comunque una bella prova per una maison di qualità del Ténarèze. Può piacere a chi cerca un distillato maturo ma meno spigoloso e difficile di un armagnac ad alto grado.

Reperibilità: non importato in Italia

Prezzo: € 50 circa (2014)

Scheda di degustazione

Aroma                                     

  1. 1.  Fruttato / vinosità:  5
  2. 2.  Aroma di legno (quercia) :  3
  3. 3.  Alcolicità:  3             (1= prevalente)    (6= minima)

 

Gusto

  1. 1.  Astringenza:  4             (1= prevalente)     (6= minima)
  2. 2.  Dolcezza:  3
  3. 3.  Rancio:  3
  4. 4.  Ricchezza:   4
  5. 5.  Corpo (pienezza) :  3

Retrogusto (lunghezza):  3

Equilibrio aroma/gusto:   4

Giudizio complessivo                       35 / 60

Voti: 1= assente 2= scarso 3= mediocre 4= buono 5= molto buono 6= ottimo

© 2014   il farmacista goloso (riproduzione riservata)




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