
Sono passati duecento anni esatti, da quando Jean Bouton, un distillatore proveniente dalla provincia di Cognac, si è stabilito a Bologna. Trasformato il suo nome all’italiana, si diede al commercio di vini francesi ed alla fabbricazione dei liquori, all’epoca assai più alla moda e bevuti che i distillati, e fondò nel 1830, in società con un pasticcere bolognese, la Gio. Buton & C., la prima distilleria a vapore d’Italia.
L’azienda crebbe florida, con i suoi mille liquori, il più famoso dei quali fu la Coca Buton, di grandissima moda sul volgere del secolo decimo nono, assieme al vino cocato, che impazzava tra teste coronate, papi e high – society. Ma Buton non ebbe successori, finendo per lasciare l’azienda al socio, il cui figlio la rese ancora più rinomata. Il cognac Buton rimase tra le specialità della ditta, ben richiesto dalla clientela.
Quando la Buton passò per matrimonio dell’ultima erede nelle mani dei marchesi Sassoli de’ Bianchi, al cognac venne dato, per felice intuizione di uno dei proprietari, un marchio distintivo ed un contenitore triangolare immediatamente riconoscibile, diventando la Vecchia Romagna che tutti conoscono ancor’oggi. Era il 1939.
La ditta tra alterne fortune non smise mai di produrla, nemmeno con la grande crisi degli anni Ottanta del Novecento. Ma i proprietari, seguendo una tendenza inesorabile per tutti i marchi storici della liquoreria italiana, nel 1993 cedettero la Buton per 86 miliardi di lire di allora alla multinazionale Diageo, la quale a sua volta la rivendette pochi anni dopo al gruppo alimentare e liquoristico Montenegro, che fece così tornare l’azienda a casa, a Bologna.
La Montenegro continua la produzione della Vecchia Romagna, che rimane il brandy più venduto in Italia, seppure bevuto tal quale sia diventato un consumo sempre più marginale; non la aiuta il fatto di essere un brandy di livello base, e quindi con caratteristiche poco attraenti per i bevitori di pretesa.
Ma l’anniversario era una buona occasione per far ricordare la storia del primo distillatore di brandy italiano, e dare una lustrata d’immagine ad un marchio che, nel bene o nel male, ha fatto la storia del brandy di casa nostra.
Ecco quindi Montenegro presentarci una celebrativa Riserva Anniversario, una Vecchia Romagna che mette il vestito della festa più grande, e sfodera un blend di elevato invecchiamento. I suoi cinque componenti sono stati in botte da 23 a 67 anni; la loro unione fornisce un distillato di grande struttura, in grado di competere con le bottiglie di fascia extralusso francesi.
Grazie all’invito alla presentazione, si è potuto assaggiare questo assemblaggio celebrativo: è indubbiamente un brandy profondo, dal naso charmant, profumato di frutta appassita, e di note speziate e legnose. L’assaggio rivela ancora meglio la profondità e la struttura del brandy, in cui ritornano le note olfattive: spezie e aromi di legno si fondono con un bel rancio. Il retrogusto è persistente, grazie al notevole invecchiamento del blend, e chiude con una nota legnosa amarognola.
La Riserva Anniversario sfoggia un elegante cofanetto in pelle pregiata, ed una bottiglia della celebre vetreria Salviati di Murano, con un design che ricorda nel lusso l’inconfondibile bottiglia triangolare originale. Tutto il buon gusto italiano è distillato in quest’esemplare d’occasione in 200 bottiglie, che si pone in concorrenza con le splendide caraffe dei cognac della fascia luxury. Anche il prezzo è splendido.
La Riserva Anniversario di Vecchia Romagna è orgogliosa di mostrare al mondo il valore del brandy italiano dalla lunga maturazione: purtroppo nessuna azienda ha creduto veramente nelle acquaviti invecchiate, limitandosi ad una produzione di brandy di grande volume e di modesta qualità; con l’eccezione di qualche appassionato artigiano, nel Bel Paese non esiste nulla di paragonabile all’industria del brandy spagnolo, per tacere dei francesi. Eppure avremmo potuto…
© 2020 il farmacista goloso (riproduzione riservata)