È della settimana scorsa la notizia che il più grande collezionista privato al mondo di cognac si è spento improvvisamente all’età di 68 anni. Si tratta di Michel Gillet, canadese, già chef per l’Eliseo, e patron del restaurant Les Chenêts di Montréal, custode di una strabiliante cantina di più di 48.000 bottiglie di ogni genere.
La sua collezione, stimata oltre € 550.000, entrata nel Guinness book of records nel 1998, comprende più di 800 bottiglie di cognac diversi, tra cui parecchi rari e di case estinte, ed è rimasta per anni imbattuta; soltanto nel 2013 i Rotary club di Cognac e Jarnac per orgoglio patrio e beneficenza hanno raccolto (immaginiamo piuttosto facilmente, dal momento che più di un socio produttore o coinvolto nel commercio ha contribuito all’iniziativa) più di 1000 bottiglie, di oltre 400 case, di cui più di 200 edizioni limitate o fuori commercio, per battere il record di monsieur Gillet.

Il ristoratore canadese Michel Gillet mostra la sua collezione di cognac. Fonte foto : La Presse – Montréal – Canada
Questa imponente collezione è stata battuta all’asta in blocco il 18 giugno 2013, ed è stata acquistata da un danaroso cinese, tale Arthur Gu, per la somma tutto sommato modesta di € 300.000. Sarà goloso e noncurante da bersi una cantina così vasta? Il ricavato sarà utilizzato per contribuire alle opere sociali del Rotary Club, specialmente la campagna mondiale anti poliomielite.
Considerati i numeri, è molto difficile che questo nuovo record venga battuto, dal momento che per arrivare a 1000 bottiglie, l’impegno di capitale più modesto che si può immaginare sfiora € 100.000, e la collezione sarebbe alquanto misera. Un altro grande collezionista di spiriti, l’olandese Bay van der Bunt, che ha raccolto solo bottiglie antiche e/o millesimate ha tuttavia dichiarato che questo è stato il migliore dei suoi investimenti, e non stentiamo a crederlo, visti i prezzi di almeno qualche migliaio di euro per le bottiglie secolari.
Per Cognac & Cotognata i collezionisti sono da considerare criminali: vino e liquori nascono per essere goduti, non per essere messi all’asta per l’etichetta come un quadro. La cosa bizzarra è che van der Bunt si dichiara astemio, e Gillet non ha mai degustato i suoi cognac. A che pro tanto sforzo quindi? Non riusciamo a giustificarli se non per il fatto di aver conservato la memoria di un’industria. Fa meglio il grande artista dei cocktail, il Maestro Salvatore Calabrese, italiano ma londinese di adozione, che serve una robusta pattuglia di cognac antichi nel suo elegante bar. Si dirà, sono capricci d’artista (ed assai remunerativi), ma almeno Calabrese dà la possibilità di conoscere questi cognac pregiati a chi se li può permettere.
Per chi volesse approfondire ecco il catalogo dell’asta: http://www.rotary-cognac-record.org