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16
Apr
14

Michel Gillet e la sua collezione da Guinness dei primati

È della settimana scorsa la notizia che il più grande collezionista privato al mondo di cognac si è spento improvvisamente all’età di 68 anni. Si tratta di Michel Gillet, canadese, già chef per l’Eliseo, e patron del restaurant Les Chenêts di Montréal, custode di una strabiliante cantina di più di 48.000 bottiglie di ogni genere.

La sua collezione, stimata oltre € 550.000, entrata nel Guinness book of records nel 1998, comprende più di 800 bottiglie di cognac diversi, tra cui parecchi rari e di case estinte, ed è rimasta per anni imbattuta; soltanto nel 2013 i Rotary club di Cognac e Jarnac per orgoglio patrio e beneficenza hanno raccolto (immaginiamo piuttosto facilmente, dal momento che più di un socio produttore o coinvolto nel commercio ha contribuito all’iniziativa) più di 1000 bottiglie, di oltre 400 case, di cui più di 200 edizioni limitate o fuori commercio, per battere il record di monsieur Gillet.

Il ristoratore canadese Michel Gillet mostra la sua collezione di cognac

Il ristoratore canadese Michel Gillet mostra la sua collezione di cognac. Fonte foto : La Presse – Montréal – Canada

Questa imponente collezione è stata battuta all’asta in blocco il 18 giugno 2013, ed è stata acquistata da un danaroso cinese, tale Arthur Gu, per la somma tutto sommato modesta di € 300.000. Sarà goloso e noncurante da bersi una cantina così vasta? Il ricavato sarà utilizzato per contribuire alle opere sociali del Rotary Club, specialmente la campagna mondiale anti poliomielite.

Considerati i numeri, è molto difficile che questo nuovo record venga battuto, dal momento che per arrivare a 1000 bottiglie, l’impegno di capitale più modesto che si può immaginare sfiora € 100.000, e la collezione sarebbe alquanto misera. Un altro grande collezionista di spiriti, l’olandese Bay van der Bunt, che ha raccolto solo bottiglie antiche e/o millesimate ha tuttavia dichiarato che questo è stato il migliore dei suoi investimenti, e non stentiamo a crederlo, visti i prezzi di almeno qualche migliaio di euro per le bottiglie secolari.

Per Cognac & Cotognata i collezionisti sono da considerare criminali: vino e liquori nascono per essere goduti, non per essere messi all’asta per l’etichetta come un quadro. La cosa bizzarra è che van der Bunt si dichiara astemio, e Gillet non ha mai degustato i suoi cognac. A che pro tanto sforzo quindi? Non riusciamo a giustificarli se non per il fatto di aver conservato la memoria di un’industria. Fa meglio il grande artista dei cocktail, il Maestro Salvatore Calabrese, italiano ma londinese di adozione, che serve una robusta pattuglia di cognac antichi nel suo elegante bar. Si dirà, sono capricci d’artista (ed assai remunerativi), ma almeno Calabrese dà la possibilità di conoscere questi cognac pregiati a chi se li può permettere.

Per chi volesse approfondire ecco il catalogo dell’asta: http://www.rotary-cognac-record.org

09
Mar
12

Cognac – curiosità – la collezione Van der Bunt

Tra le tante forme di collezionismo, esiste anche quella di vini e spiriti: diciamo subito che non sono assolutamente d’accordo, restando convinto che beni come il vino e gli alcolici sono da godere e consumare per la propria soddisfazione e non da accumulare come oggetti da collezione solo per l’etichetta che portano: detesto le aberranti aste in cui i più bei nomi del patrimonio enologico mondiale sono trattati come quadri e gioielli, anche se ormai il contenuto è inacidito , evaporato o cassé. Gli spiriti se la passano un po’ meglio a longevità, per fortuna, ma non mi sento di incoraggiare queste raccolte al limite del necrofilo, se non per il possibile interesse museale che suscitano.

Tra questi maniaci, o forse inconsapevolmente storici dei distillati, si distingue un ricco editore olandese, Bay van der Bunt, il quale ha cominciato a collezionare da ragazzo eccezionali e rare bottiglie di cognac ed altri spiriti, ed a febbraio ha offerto in vendita in blocco la sua raccolta per la non modica cifra di 6 milioni di euro.

Tutto è cominciato con il padre, a sua volta erede di un nutrito patrimonio di bottiglie rare, impossibilitato da una malattia a bere più alcolici, alquanto pregiate se il figlio confessa che egli potrebbe essersi gustato l’equivalente di quattro o addirittura cinque Rolls-Royce, passate quindi a lui, il quale invece di aprirle ha iniziato un’opera di metodico accrescimento attraverso aste e acquisti da privati.

Questo elegante signore sessantatreenne di Breda (NL) si è così appassionato al genere da possedere oggi la più grande collezione al mondo di alcolici “storici”, con migliaia di bottiglie rare e rarissime anche pluricentenarie, in maggioranza di cognac, oltre a porto, whisky ed armagnac antichi. Il valore è probabilmente incalcolabile, in quanto molte di queste sono ormai pezzi unici, e farebbero la gioia dei battitori di aste, potendo raggiungere fino al centinaio di migliaia di euro per una; ma il collezionista ha giustamente desiderio di cedere la sua collezione in forma completa.

La raccolta è custodita nella sua casa, in quello che una volta era una stalla, trasformata in una biblioteca alcolica, dove ogni scaffale accoglie dozzine di polverose e pregiatissime bottiglie, frutto di un’appassionata ricerca e investimento durata 40 anni: 5000 circa sono i pezzi che occhieggiano dalle arcate delle scaffalature, dal tardo ‘700 agli anni ’70 del secolo scorso.

Raccolta favorita anche dal mestiere, che portò questo signore a Parigi per occuparsi di antiquariato: egli ritirava mobilio da appartamenti e cantine, ma la gente non si interessava alle vecchie bottiglie di liquori, che lui conservava; solo il vino riusciva ad avere mercato nelle aste negli anni fino al ‘90. E così giorno dopo giorno van der Bunt accresceva la sua collezione, nata da un hobby ereditato per caso.

Oggi tra i tesori che egli custodisce si annoverano esemplari rarissimi, come un jeroboam (6 litri) di cognac del 1795 della casa Brugerolle, che si pensa abbia viaggiato a seguito dell’armata napoleonica. Pare sia l’unica bottiglia di quel formato ancora esistente al mondo, stimata oltre 130000 euro; ottimo investimento, visto che van der Bunt l’aveva acquistata da un collezionista americano per 24000 euro nel 1990.

Altre rarità assolute: da una Casa produttrice di cognac di estremo prestigio ancora esistente a Jarnac, la AE Dor, una bottiglia chiamata “Soleil d’Austerlitz” 1805, di cui ne esistono tre esemplari al mondo, una per il produttore, e due donate al presidente Mitterrand, nativo anch’esso di Jarnac: una è stata comprata da questo vorace collezionista; è stimata € 18000. E poi, bottiglie provenienti dalle cantine dei migliori ristoranti di Parigi, per esempio Maxim’s, e La Tour d’Argent, e perfino dalla casa del duca di Windsor in città. Non mancano le annate napoleoniche, 1796, e rivoluzionarie, 1789, per tacere di intere serie storiche di annate ancora della casa AE Dor tutte ottocentesche e pre-fillossera.

Curiosamente il collezionista non ne ha aperte che alcune dozzine per assaggiarne il contenuto, più per farsi una cultura che non per il godimento gastronomico, confessando di essere astemio. In ogni caso, pur riconoscendo che la spesa è stata immensa, si dice certo che sia il migliore investimento da lui mai fatto. Nel venderle si augura che la sua passione sia raccolta da un altro appassionato, anche se teme con orrore che qualcuno, russo o cinese probabilmente, possa comprare il suo tesoro per berselo. Sarebbe un folle capriccio, visto il valore non solo economico della raccolta.

La notizia fa il paio con quella del più grande esperto di whisky italiano e uno dei massimi esistenti, il milanese Giorgio d’Ambrosio, conosciuto nel giro degli appassionati e titolare del bar Metrò di piazza de Angeli, che ha ceduto in blocco la sua, una delle più grandi e pregiate collezioni di whisky al mondo, circa 13000 bottiglie, ad un altro collezionista italiano a febbraio del 2012 per una cifra non rivelata, probabilmente anch’essa milionaria.




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