Ebbene sì, confessiamolo: il fegato (grasso) d’oca ci piace, e l’abbiamo più e più volte pure “contrabbandato” attraverso la Svizzera, da una delle due sue terre d’origine, l’amatissima Alsazia. Il Perigord, si sa, non è dietro l’angolo per noi padani, e delle oche non ne trovate traccia nemmeno più a Mortara né manco a Crema, le due piccole capitali italiane di questo animale da cortile (un tempo).
La scaloppa di fegato grasso sopra una bella polentina calda, o “in coppa” ad un risotto alla parmigiana, con un bel bicchierino di marsala vergine è una gioia del palato; altrettanto dicasi del pain croustillant caldo su cui spalmate un dito di paté de foie gras, accompagnato da una grassa vendemmia tardiva di Gewürztraminer alsaziano!
Bene, tutto questo rimarrà un ricordo, gustoso finché si vuole.
DICIAMO BASTA!
E aderiamo alla campagna lanciata dall’ENPA in difesa delle oche e delle cugine anatre, poichè il metodo per ottenere il fegato grasso (ovvero cirrotico) è di una crudeltà inaudita: già era crudele quello delle nostre bisnonne che costringevano i poveri animali in una stia di legno e li ingozzavano di salsicce di polenta, pur di ottenere per Natale il tanto prelibato fegato grasso; se nelle famiglie di contadini poveri questo era un piccolo capitale per permettersi qualche agio, o un paio di scarpe nuove, i ricchi possidenti lo aspettavano come dovuta delikatess delle proprie terre per le feste.
Oggi i metodi “scientifici” e industriali per avere fegato grasso non sono più ammissibili. Aderite anche voi per favore. Ci sono tante altre specialità cruelty free, o dove al massimo si chiede il sacrificio dell’animale, non la sua tortura.
ABBIATE FEGATO, LEGGETE QUI (nonostante qualche imprecisione il senso rimane).
GRAZIE!