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Dal proibizionismo al protezionismo? – nuovi pericoli incombono sul cognac

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Le recenti tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa rischiano di creare una crisi drammatica anche tra gli alambicchi francesi.

L’ipotesi di istituire un dazio all’importazione sul 100% del valore di alcune merci, tra cui una grossa parte della filiera agro-alimentare europea, a partire dalla metà di gennaio 2020 – che per ironia della storia viene proposto da un presidente astemio in coincidenza col centenario dell’avvio del proibizionismo alcolico negli USA – fa tremare i polsi dei produttori di cognac e dei loro importatori locali.

Ad ottobre la tariffa era stata alzata al 25% per molte voci d’esportazione per compensare il danno dovuto alle sovvenzioni europee alla Airbus, ma sia i brandy francesi che il vino italiano (tra cui il Prosecco, principale voce del nostro export), vi sono sfuggiti. Ora il rischio si fa molto concreto, e potrebbe strangolare anche la forte esportazione del cognac verso il Paese americano: gli Stati Uniti sono il primo cliente della regione, con un import di circa la metà dell’intera produzione annuale. Gli ultimi dodici mesi hanno visto l’esportazione verso gli USA di ben 105 milioni di bottiglie di cognac. I danni possibili potrebbero quindi essere enormi, come già stanno sperimentando i vicini del Bordolese, già morsi dai dazi ottobrini.

Le contromisure delle aziende di Cognac sono già state messe in opera, aumentando la fornitura degli stock locali, in grado di tamponare per qualche tempo la vivace domanda interna statunitense. Ma un dazio al 100% sul valore dell’import potrebbe danneggiare in maniera drammatica la filiera cognac, dando origine ad una nuova crisi, dopo che quella relativa alla limitazione della corruzione cinese è stata pressoché assorbita.

Ma non c’è dubbio che la guerra commerciale dichiarata da Trump a tutti i tradizionali partner degli Stati Uniti non sarà una passeggiata per la Charente, e potrebbe mettere in pesante difficoltà soprattutto i quattro principali attori: Martell, Courvoisier e Rémy Martin, ma in misura maggiore di tutti la Hennessy, che da sola pesa per metà della produzione dell’AOC Cognac.

Non è da escludere un accordo futuro, come sembra nello stile della presidenza Trump, ma la pistola sul tavolo del commercio atlantico sta per essere posata non appena finite le festività natalizie.

© 2019 il farmacista goloso (riproduzione riservata)


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