Archivio per ottobre 2016

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Ott
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Cognac Expo 2016 apre oggi a Bergen

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Si apre oggi a Bergen (Norvegia) Cognac Expo 2016, quinta edizione dell’unica fiera mondiale dedicata solo allo spirito francese.

Nata nel 2011 dall’idea di due appassionati, Nils Henriksen e Kjetil Hansen, la fiera è diventata il luogo di incontro degli amatori nordici (e non solo) del cognac.

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Ai due lati i fondatori della manifestazione con due produttori di cognac. [credit: pagina Facebook di Cognac Expo]

La Norvegia, pur essendo un piccolo Paese, è tra i maggiori consumatori di cognac al mondo, con un’impressionante media di circa mezza bottiglia/abitante, circa 50 volte il consumo italiano, per rendere l’idea. Il 2% di tutto il cognac prodotto viene consumato dagli eredi dei vichinghi, poco più di 5 milioni di persone. Il cognac quindi è un’abitudine consolidata tra i norvegesi, e moltissime aziende dedicano al mercato locale le loro migliori attenzioni. Non possiamo non ricordare alcune delle Case di origine norvegese, insediate da gran tempo a Cognac: Larsen, Bache-Gabrielsen, Jon Bertelsen, Birkedaal-Hartmann, e Braastad.

La rassegna, accolta quest’anno al Radisson Blu Hotel di Bergen, dura lo spazio di un pomeriggio, e permette di farsi una bella idea del mondo cognac: ospita più di 30 produttori, degustazioni, masterclass dedicate a singole Case, e numerose occasioni di incontro e scambio con altri appassionati.

Le masterclass di quest’anno vedranno presenti le seguenti Maison:

Lheraud, Leyrat, Grosperrin, Tesseron, De Luze, Forgeron, Delamain, Braastad, Jean Fillioux, Chateau de Montifaud, e Courvoisier. In più, in anteprima, ieri si è tenuta la tradizionale Extreme Masterclass, protagonista la Casa Tesseron stavolta, con i suoi cognac più esclusivi: tra cui un imbottigliamento pre-fillossera del 1860.

Insomma se siete appassionati, c’è da divertirsi parecchio; e se pensate che la cosa valga il viaggio, cominciate a risparmiare qualche soldino per l’evento dell’anno prossimo: la Norvegia è un Paese costoso per i nostri standard latini.

16
Ott
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Nuove strade per il cognac

Cognac. La prima, comune associazione di idee che viene in mente è: liquore elitario per pensionati facoltosi. Se non viene in mente nulla, invece, tranquilli: è tutto normale.

Il re dei distillati è ridotto maluccio in Italia, e non solo ad immagine. Non c’è under 40 nostrano che ne abbia bevuto il minimo sindacale per capirci qualcosa di sensato. In compenso loro sanno tutto di premium vodka, cachaça, gin, ed i più acculturati di rum e whisky.

Ma questo vegliardo tra i distillati, che per secoli è rimasto fedele alle sue tradizioni, pur ottenendo ogni anno grande successo di vendite in oriente e negli Stati Uniti, ora sta cominciando a ripensare se stesso, proprio per avvicinare chi non l’ha mai conosciuto.

Complice il cambiamento nel modo del bere forte, sempre più spostato verso la facilità spensierata (e la quantità) dei cocktail, e grazie ad una vigorosa strizzata d’occhio al concorrente scozzese, il cognac si sta rinnovando. O almeno ci prova: timidamente.

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Larsen Summer Blend, acquavite di vino – da Boutiquebarshow.com

Come? È facile: rinunciando alla tradizione, e cercando di acchiappare il gusto di una parte di bevitori che pur avendolo nel bicchiere mai avrebbero pensato al cognac. L’avanguardia di questa tendenza era già stata immessa sul mercato qualche anno fa: ve ne ho già parlato qui.

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Hervé Bache-Gabrielsen con la sua nuova e controversa creatura American Oak cognac – fonte: Charente Libre

Ora uno dei grandi player del mondo cognac si fa avanti con un cognac-non-cognac. Questo: Martell Blue Swift. Che viene dichiarato come Cognac VSOP finished in Bourbon Casks. Avete capito già tutto. La differenza con un cognac normale è solo il finishing. Parola e tecnica finora mai approdate sulle rive della Charente, ma solo per un motivo semplicissimo.

Il cognac maturato in botti diverse da quelle di quercia, o che hanno contenuto altro da cognac in precedenza, perde il diritto alla AOC Cognac, cioè alla propria denominazione. Tant’è che la maison, per la prima volta nella sua trisecolare storia, deve fare a meno della scritta cognac Martell, e chiamare questa creatura ibrida eau-de-vie de vin.

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Martell Blue Swift (acquavite di vino) – da http://www.cognac-expert.com (per gentile concessione – by kind permission)

A dire il vero qualche timido tentativo c’è già stato, da parte di alcune ditte “nordiche”, la Larsen e la Bache-Gabrielsen. Per la prima (Summer Blend, lanciato a Londra al Boutique Bar Show il 20 settembre) si tratta di semplice acquavite di vino non invecchiata, passata per sei mesi in quercia americana, pensata per la miscelazione; per la seconda di 3000 bottiglie di cognac finissato in botti nuove, tostate secondo la maniera del bourbon, riuscendo così a mantenere la denominazione controllata. La Martell invece spiega in etichetta che si tratta di un cognac Vsop; ad un consumatore distratto salterà all’occhio solo il logo della celebre ditta, e non che è un prodotto declassato. Del resto anche a Jerez si gioca su questo. E il dibattito sulla liceità del metodo del finishing, e sulla necessità di rafforzare il disciplinare per sfuggire a queste tentazioni moderne, sta impazzando a Cognac in questi ultimi mesi.

Sottigliezze commerciali, si dirà. L’associazione Martell-cognac è talmente forte che probabilmente non preoccupa la Casa, ma è un segno dei tempi. Il target sono gli USA, il mondo dei cocktail e del rap, gli afro-americani, tra cui il fulvo francese funziona, ma a quanto pare non abbastanza. Il cognac cerca nuove strade per sfondare in mercati ancora sordi alle sue seduzioni: E per batterle, si vende l’anima.

© 2016 il farmacista goloso (riproduzione riservata)




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