Il Bureau National Interprofessionel du Cognac, l’ente statale francese che tutela, controlla e promuove il cognac, ha appena pubblicato il rapporto sulle vendite nel 2013: ecco i dati più significativi dell’anno, con qualche sorpresa, relativa alla domanda cinese ed al consumo totale del distillato.
Si sono vendute nel mondo circa 161,4 milioni di bottiglie, con un leggero calo sul 2012, 3,8 milioni meno dell’anno precedente, benché in valore il fatturato sia in aumento. Il trend si conferma quindi in leggera crescita soltanto a valore. Il mercato è ancora protagonista in Asia nonostante gli stock in eccesso e lo stop alle vendite, si afferma in crescita negli USA, e in marcato arretramento in Europa.
L’export ammonta a ben il 97,6%, ed a un magro 2,4% domestico.
I principali Paesi consumatori vedono gli Stati Uniti in testa con 50,7 milioni di bottiglie, seguiti da Singapore con 27,7 milioni, dalla Cina con 19,9 milioni in calo di 4,6 sull’anno 2012, e dall’Inghilterra con 10,1 milioni, pressoché stabile.
La Cina come anticipato ha bruscamente frenato l’import, con un calo di circa il 9,8 % sull’anno precedente: i grandi operatori preferiscono parlare scaramanticamente di mercato in consolidamento piuttosto che di ribasso. Vedremo nei prossimi mesi dopo il Capodanno cinese, tradizionalmente il momento di picco di vendite del cognac, come andranno le cose. Exploit nuovamente per la Nigeria, che segna una crescita percentuale sull’anno scorso, +15,9 % , con 1,6 milioni di bottiglie, pur essendo paese in parte musulmano (teoricamente analcolico), e crescita esplosiva per il Sud Africa + 46% rispetto al 2012 con 1,1 milioni. L’Africa si conferma così un mercato in sostenuta espansione sebbene ancora piccolo in volumi.
L’Europa, terzo mercato, vede Inghilterra Germania e Francia come principali consumatori, seguiti da Olanda, Norvegia, Finlandia, con poco più di un quarto delle vendite totali. L’Italia si conferma ancora piazzata agli ultimi posti dell’import europeo, sotto il milione di bottiglie/anno. L’Est Europa fa segnare risultati migliori del leggero calo all’Ovest.
Riguardo alle qualità vendute, il 44,8% è costituito dal tipo VS (invecchiamento min. 2 anni e ½), il 41,2% dal tipo VSOP (4 anni), e il restante 14 % da qualità superiori (XO 6 anni, e oltre), pressoché stabile rispetto al 2012.
L’interesse per questo distillato rimane alto in tutto il mondo: considerevole è il valore dell’export, 2,40 miliardi di euro, per un totale del 97,6% della produzione complessiva.
La domanda è in calo, specie nei mercati emergenti, mentre la crisi continua a far soffrire l’Europa, con un calo dei volumi intorno al 10% nei principali Paesi consumatori, unica eccezione l’Inghilterra. Si mantiene vivace il mercato nord americano.
Fonte: BNIC, comunicato stampa 17 gennaio 2014.
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