Finalmente!
Dopo un’attesa di “anni et annorum” il castagno piantato nel brolo, che ho tenacemente voluto a dispetto di ogni parere contrario, ha dato la prima padellata di frutti, che ieri sera abbiamo arrostito.

Il castagno “dei cento cavalli”, il più antico esemplare italiano conosciuto, nonchè l’albero con grande probabilità più grande e vetusto d’Europa, si crede sia come minimo bimillenario, circonferenza 55 metri, si trova nel parco dell’Etna a Sant’Alfio. E’ monumento nazionale.
Lo ammetto, non ci credeva nessuno in questa scelta stravagante , ed effettivamente un castagno piantato nel bel mezzo della pianura padana non è un albero comune, tutt’altro. Verosimilmente è l’unico castagno della mia piatta provincia, e a maggior ragione si può essere fieri di questo raccolto battesimale, giusto un paio di chili.
I bei frutti marroni, grossi sani e freschi come non mai, vere castagne a chilometri zero, hanno finalmente rallegrato la tavola con il loro profumo ed il piacevole sapore che fa tanto autunno e rende felici i bambini e non solo.
L’evento è stato festeggiato con un vino leggermente dolce e frizzante della tenuta Pederzana di Castelvetro Modenese, quanto mai adatto ad accompagnare le caldarroste.
La forza della natura!
In effetti è inusuale in tempi moderni, ma per buona parte dell’antichità e del medioevo era molto comune avere castagni in pianura. Le testimonianze anche scritte, oltre che quelle “archeologiche”, sono molteplici. Poi è stato vittima della crescita demografica, disboscamento e quindi anche della cerealicoltura. Ora è veramente dura trovarne uno…
Ha utilizzato un tipo particolare di castagno?
Non ne ho idea…