Il Bureau National Interprofessionel du Cognac, l’ente statale francese che tutela, controlla e promuove il cognac, ha appena pubblicato il rapporto sulle vendite nel 2012: ecco i dati più significativi dell’anno.
Si sono vendute nel mondo circa 168,1 milioni di bottiglie, con un incremento del 3,2% sul 2011, 5 milioni più dell’anno precedente! Il trend si conferma quindi in generale leggera crescita. Il mercato asiatico è ancora protagonista, stabile negli USA, e in arretramento in Europa.
L’export ammonta a ben il 97,5%, di cui 38,8% in Asia, 32,4% in America, 27,1% in Europa, ed un 1,7% nel resto del Mondo.
I principali Paesi consumatori vedono gli Stati Uniti in testa con 49,8 milioni di bottiglie, seguiti da Singapore con 29,3 milioni, dalla Cina con 24,6 milioni, e dall’Inghilterra con 9,9 milioni.

Cognac brandy in its snifter
La Cina si conferma il Paese in crescita di volumi più elevata, con un incremento dell’import dell’ 8,9 % sull’anno precedente, rallentando però rispetto al +20% scorso. Exploit assoluto per la Nigeria, che segna la maggior crescita percentuale assoluta sull’anno scorso, +41,1% pur essendo paese in parte musulmano (teoricamente analcolico).
L’Europa, terzo mercato, vede Inghilterra Germania e Olanda come principali consumatori, seguiti da Francia, Norvegia, Finlandia, e la piccola Lettonia in fortissimo incremento, che supera la Russia. L’Italia si conferma ancora in compagnia di Spagna e Polonia piazzata agli ultimi posti dell’import europeo, sotto il milione di bottiglie/anno. Sorpresa per la Svizzera, con un robusto +25,4% di importazioni sul 2011. Dove c’è ricchezza, il consumo di cognac aumenta?
Riguardo alle qualità vendute, il 43,9% è costituito dal tipo VS (invecchiamento min. 2 anni e ½), il 41,7% dal tipo VSOP (4 anni), e il restante 14,4% da qualità superiori (XO 6 anni, e oltre). Il mercato asiatico assorbe ben il 28% del suo import in cognac vecchio, mentre gli Americani solo il 3,6%.
Continua quindi l’interesse per questo distillato: considerevole è il valore dell’export, 2,35 miliardi di euro, per un totale del 97,5% della produzione. Avercelo, in Italia un business del genere!
La domanda è complessivamente in aumento, specie nei mercati emergenti, la crisi penalizza invece decisamente l’Europa, con un calo dei volumi importati (-2,9%).
Fonte: BNIC, comunicato stampa 24 gennaio 2013.
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